FRANCIA – L’età dei Lumi, un’importante movimento intelettuale filosofico che ispirò i principi della Rivoluzione Francese, determinando un completo rinnovamento sociale europeo. L’uomo, visto come autonomo e razionale, doveva avanzare il proprio livello di progresso materiale adeguandolo alla propria condizione.
INFORMAZIONI GENERALI

Titolo: Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1982
Paese: Francia
Regione: Borgogna-Franca Contea
Località: Arc-et-Senans
Condizioni: In uso
Costruzione: 1775 – 1779
Uso: Museo ed ambiente espositivo
Architetto: Claude-Nicolas Ledoux & Philibert Trudaine de Montigny
I MOTIVI DELLA SCELTA
Patrimonio dell’Umanità dal 1982.
L’utopia di Claude-Nicolas Ledoux affiora imperiosa nella struttura urbanistica delle Saline reali di Arc-et-Senans. Dopo avere realizzato residenze e palazzi, si dedicò al progetto delle “saline” cercando di dare vita a una moderna “città ideale”, urbanisticamente ordinata, in cui l’uomo potesse divenire cittadino giusto e responsabile, avendo a disposizione un lavoro stimolante e una casa diginitosa.
UN PROGETTO FUTURISTICO

Dipinto che raffigura Claude-Nicolas Ledoux
Claude Ledoux nel 1771, ai suoi 35 anni, diventò l’ispettore del progetto delle Saline di Arc-et-Senans, durante il regno di Luigi XVI. Ledoux elaborò il suo progetto come un complesso ambizioso e accurato, ricreando un’ipotetica “città ideale”, che purtroppo non si riuscì mai a realizzare.
Il disegno architettonico delle Saline furono ispirate da due grandi valori: la privacy e il rispetto dell’ordine sociale. Il primo è rappresentato da alcuni elementi della Casa del Direttore del complesso, che “ordinano a chi si avvicina di abbassare la testa”, mentre il secondo si rispecchia in distinte stanze adibite a uso sociale, disegnate per la città che avrebbe dovuto circondare la fabbrica, come la Casa del Piacere, la Casa dell’Unione, il Tempio della Memoria e il “Pacifere”, o un luogo riservato alla risoluzione di problemi familiari.
All’interno del progetto della città ideale, le Saline giocavano un ruolo essenziale, in quanto centro del processo economico. La composizione architettonica delle Saline aveva una forma classica a semicerchio, in cui due ali regolari si articolavano intorno a un edificio centrale principale, la Casa del Direttore delle Saline, caratterizzato da una pianta e croce preceduta da uno stretto portico formato da sei colonne massicce e solide, ispirandosi allo stile dorico. Un portico imponente che simboleggia il custode della legge e dell’ordine che Ledoux attribuiva all’edificio. Quest’ultimo aveva un aspetto molto contrastante con il portico-facciata, che invece, era rivestito di pietre rotondeggianti irregolari che rievocavano le gemme di sale.
A chiudere il semicerchio delle Saline, seguivano altri quattro edifici: i due più vicini all’edificio principale, simmetrici e uguali tra loro, comprendono di alloggi dei bottai, dei ferrai, dei lavoratori delle Saline e dei fucinatori, e, gli altri due, situati agli estremi del semicerchio erano conosciuti come i “Padiglioni degli Impiegati”, con facciate caratterizzate da due colonne del fusto percorso da anelli cilindrici.
A destra, la Casa del Direttore



In alto ed a sinistra, piani di progettazione originale delle Saline Reali
L’ABBANDONO DELLA FABBRICA
Le Saline si rifornivano di acqua salata dal paese di Salins, diste 21 chilometri dal nucleo industriale, attraverso una doppia canalizzazione, installata su tronchi cavi e provvista regolarmente di garitte militari di protezione. Una volta arrivata alla fabbrica, l’acqua salvata veniva riscaldata giorno e notte in grandi depositi alimentati con la legna del vicino bosco di Chaux. A seguito di problemi economici, lo sfruttamento delle Saline venne abbandonato nel 1895, circa un secolo dopo l’entrata in funzione.

Nel 1918, la Casa del Direttore fu distrutta da un incendio, otto anni dopo venne identificata come monumento nazionale, ma lo stesso giorno il proprietario fece esplodere i resti dello stesso edificio. Questo fatto risvegliò la coscienza dei responsabili del patrimonio artistico francese, che attivarono immediatamente la ristrutturazione: la prima fase dei lavori si concluse nel 1940, con l’inizio della seconda guerra mondiale, mentre la seconda fase della ristrutturazione coincise con il concorso di 18 differenti progetti di utilizzazione degli edifici. Vinse il progetto più vicino al pensiero del promotore delle Saline, Claude-Nicolas Ledoux, ossia come “Centro del Futuro” interpretato come luogo d’incontro di riflessione e idee di progettazioni indirizzate verso il futuro, che riprendono il concetto del “Tempio del Lavoro”, pensato da Ledoux, come esempio di ricerca futuristica di un modello ideale urbano funzionale, mantenuta ancora oggi.